venerdì 21 dicembre 2012

Da "L'Avvenire" di ieri: Scout, giù le mani dalla parola «Dio»

«Nessun uomo è buono se non crede in Dio e non obbedisce alle sue leggi. Per questo tutti gli Scout devono avere una religione». Frase perentoria, forse, ma da sola può rispondere al dibattito aperto dopo la proposta, avanzata dalla Scout Association britannica, di togliere il riferimento a Dio nella "Promessa scout". 

Quell’impegno che i giovani col fazzolettone prendono iniziando il loro "cammino" e che recita (versione italiana), «Con l’aiuto di Dio prometto sul mio onore di fare del mio meglio: per compiere il mio dovere verso Dio e verso il mio Paese; per aiutare gli altri in ogni circostanza; per osservare la Legge scout». Un testo che sostanzialmente non è cambiato da quello scritto, ai primi del ’900, dal fondatore dello scoutismo lord Robert Baden-Powell. Ed è proprio di B.P., come tutti gli scout lo chiamano, la citazione con cui abbiamo aperto. E ne aggiungiamo subito un’altra, legata alla Promessa. «La fedeltà più alta è verso Dio e la possiamo dimostrare mantenendo la Promessa scout. La nostra fedeltà più alta è verso Dio. Possiamo dimostrarla compiendo i nostri doveri verso la religione a cui apparteniamo e mantenendo la nostra Promessa scout». Tutta la sua vita è stata impegnata in questo senso religioso che ha voluto anche nello scoutismo, dove non ha mai acconsentito a «dare un posto facoltativo al Creatore dell’Universo».

Continua a leggere l'articolo nel sito de "L'Avvenire".

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