venerdì 18 gennaio 2013

Tutto col gioco, niente per gioco.

di Massimo Bertolucci
Scout - Proposta educativaAnno XXIX, n.15, p. 32

È il vecchio motto di B.P. che ci ricorda che l’educazione è una cosa seria,
basta saperla giocare!!

Il gioco è il luogo dove ognuno può amplificare liberamente, all’infinito, una parte di sé, sciolto dai vincoli che la realtà impone, dilatando lo spazio della fantasia.

Il gioco non è una fuga dal vero: è mettersi per un attimo a guardare il mondo da una prospettiva diversa, per poi tornare di nuovo a immergersi nel flusso della vita, cresciuti.
Il gioco permette di sperimentarsi: ci si confronta con i propri limiti (fisici e mentali), con le regole e con gli altri.
Anche per questo forse il gioco è uno dei mezzi più comuni con cui il bambino comprende la realtà e si relaziona agli altri: riproducendo nella scala a lui più utile la realtà o creando un mondo -Y´possibile¡ e desiderato che nel gioco prende consistenza e si fa ´propriamente vero¡, il bambino impara a conoscere il mondo e se stesso.
Ecco perché il gioco ha un ruolo così importante nello scautismo e in particolare tra le coccinelle: è forse riduttivo chiamarlo uno strumento, è piuttosto lo stile dell’esperienza, non solo un momento dell’attività. I bambini imparano le tecniche soprattutto perché sono un gioco: si impara ad accendere il fuoco giocando a fare i cow boy, le regole per stare su una barca giocando a fare i marinai e così via. I nostri bambini imparano a vivere in comunità giocando ad essere un cerchio di coccinelle, giocano la loro progressione personale con gli impegni e le specialità. Giocano a stare nel piccolo gruppo con la loro sestiglia, nel grande gruppo con tutto il cerchio; l’ambiente fantastico nel suo insieme (ovvero il gioco delle coccinelle e la storia di Cocci) è un grande gioco. I bambini lo sanno, ma proprio per questo per loro è una cosa seria che non va svilita parlando di ciò come un gioco...
Il gioco è l’occasione educativa per comunicare con i bambini proponendo indirettamente i valori e lo stile che orienteranno la loro vita e le scelte future.
A questo stesso gioco partecipano gli adulti, non maestri o genitori, ma compagni di un gioco. I bambini riescono a divertirsi anche senza adulti, per questo bisogna fare in modo che la loro presenza aggiunga valore al loro giocare e non lo renda più noioso.
Il gioco che i capi propongono ai bambini deve essere accattivante e divertente, ben calibrato, semplice e lieve. I "grandi" non dovrebbero tendere ad appesantire i giochi (in verità ciò è una grande tentazione!) volendo trasmettere dei ΄messaggi‘ a tutti i costi. A volte manca da parte dell'adulto la fiducia nel gioco come reale strumento educativo, ma è lo stile con cui giochiamo ad educare, non tanto (non solo) a che cosa giochiamo ad essere educativo. Se si riesce a vivere il gioco insieme ai bambini, proponendo delle esperienze significative, ci si rende conto che un gioco può essere veramente educativo, anche se (o proprio perché) alla fine non c’è da ricomporre una frase della legge o una parola maestra, proprio perché si riesce a conoscere e comunicare meglio con i bambini, capire come si relazionano e come interagiscono tra loro e con noi adulti, valutare come affrontano le difficoltà e come si lasciano coinvolgere…

Un lancio breve e coinvolgente, poche e semplici regole, un luogo adatto, i tempi ben calibrati, l’attenzione alla partecipazione di ognuno e una verifica attenta sono gli ingredienti giusti per un gioco che trasforma un obiettivo in un passo concreto sul sentiero della crescita. Con semplicità, nella gioia della Famiglia Felice è possibile dare un contributo alla crescita delle coccinelle giocando, ma non certo per gioco!

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