domenica 13 gennaio 2013

Lo scautismo è un movimento politico?

R–S SERVIRE  rivista scout per educatori - continua nella sua missione di sviluppare criticamente il rapporto tra spirito scout e presente attraverso un nuovo numero - uscito online prima che in stampa - con l'intento di illustrare, come scrive il Direttore nel suo editoriale, "alcuni aspetti della problematica politica, per metterne in evidenza ombre e luci, ma soprattutto per evidenziarne l'importanza e i fondamenti, nella prospettiva del voto che ci attende". Una prospettiva che la fine prematura della XVI legislatura ha anticipato al 24-25 febbraio.

Invero, la domanda che ci poniamo noi nel titolo è lontana dalla prospettiva redazionale di R−S SERVIRE che conosce bene la risposta. Infatti qualsiasi adulto che decide di entrare a far parte di un gruppo scout AGESCI come capo deve sottoscrivere il Patto Associativo che comprende tre scelte tra cui quella politica dove "il capo si impegna ad educare i ragazzi in modo indipendente da qualsiasi realtà partitica e dalle preferenze politiche personali, nell'ottica di formare in loro una coscienza critica e capace di scelte mature e responsabili. La scelta politica orientata alla partecipazione attiva e responsabile per la realizzazione del bene comune e per la valorizzazione della persona al fine di garantire l’inviolabilità dei suoi diritti fondamentali ed il loro sviluppo anche attraverso l’assunzione dei doveri inderogabili di solidarietà" (fonte wikipedia).

Tra gli articoli di questo numero di R-S SERVIRE (L'importanza della politica) vi proponiamo quello di Anna Cremonesi.


L'uomo è un animale politico


Lo scautismo orienta la persona a collocarsi all'interno della cittadinanza, considerando questa partecipazione un bene etico.

L'affermazione che l'uomo sia un animale politico, in senso sociale, è quasi scontata almeno per noi scout. In effetti però sottende una particolare visione dell'uomo e della vita. Ricordo un pensiero di Tiziano Terzani, interessante giornalista, scrittore ed esploratore della vita, che ben si attanaglia e che tento di riproporre in maniera fedele:"Tra noi e l’altro c’è una distanza naturale, noi riteniamo altro lui e lui ritiene altri noi. E tutta la vita è una continua e costante mediazione per l'incontro, un tentativo di misurare e colmare lo spazio tra le persone” Lo trovo stimolante per diverse ragioni. Innanzitutto perché valorizza l'uomo in quanto aperto agli altri, un essere che sviluppa la sua personalità se e solo se inserito in un sistema di relazioni: l'uomo è relazione. Questo punto di partenza porta a pensarlo come un'energia, una passione insieme di esistere e di far esistere gli altri, una potenza generante e generatrice sempre riferita agli altri. Così non può esserci disgiunzione o contrapposizione all'origine dell'uomo, ma la possibilità di aprirsi e di stare, e dunque di partecipare della collettività. 
(continua a leggere su www.rs-servire.org)

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